Cambia tutto e in meglio per questi pensionati che possono incrementare il proprio assegno a 1000 euro al mese.
Nella quotidianità ci si interroga spesso su ciò che riserva il futuro e tra le questioni più rilevanti c’è spesso quella che riguarda la pensione. Ci si chiede quali sono le scelte e i programmi giusti da seguire per garantirsi un tenore di vita sereno anche dopo aver lasciato il lavoro. È così forse che la cifra di 1000 euro netti al mese è diventata simbolo di quell’importante traguardo economico da raggiungere e, perché no, superare.
Nel contesto delle pensioni rappresenta quindi una soglia importante, un obiettivo che molti aspirano a raggiungere nel 2025. Ma come si calcola un assegno di questo tipo e soprattutto, quali fattori determinano se sarà possibile raggiungerlo? Una pensione di 1000 euro netti corrisponderebbe a un lordo annuo di circa 14.900 euro, tenendo conto anche delle imposte al 23%, delle detrazioni e delle addizionali regionali.
Il percorso per arrivare a tale somma dipende principalmente dal sistema di calcolo applicato che può essere contributivo o misto. Nel sistema contributivo, ogni euro versato durante la carriera lavorativa viene rivalutato e trasformato in pensione tramite un coefficiente che aumenta con l’età, direttamente proporzionale. Ad esempio, chi va in pensione a 67 anni con 20 anni di contributi deve aver guadagnato in media 38.891 euro annui per raggiungere la soglia desiderata. Con 30 o 40 anni di contributi invece, la cifra si riduce rispettivamente a circa 25.928 e 19.418 euro, delle cifre considerevolmente più basse.
Dal contributivo al misto: come arrivare a 1000 euro al mese di pensione
Il sistema misto, che combina contributivo e retributivo, facilita l’accesso a pensioni più alte, soprattutto per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. Qui, gli anni calcolati con il sistema retributivo incidono in modo significativo: ogni anno contribuisce al 2% della media degli ultimi stipendi. Ad esempio, con 10 anni nel retributivo e una media di 30.000 euro annui, si accumulano già 6.000 euro di pensione, riducendo il fabbisogno contributivo a 8900 euro. Con una media di 40.000 euro, invece, la quota retributiva sale a 8000 euro, rendendo necessario accumulare 7000 euro dal contributivo.
Per chi è prossimo al pensionamento, è cruciale monitorare il montante contributivo che beneficia di un tasso di rivalutazione fissato per il 2025 al 3,662%. Pianificare in anticipo e fare scelte consapevoli, come prolungare il periodo lavorativo per ottenere coefficienti di trasformazione più alti, per esempio, può fare la differenza. Insomma, il calcolo delle pensioni resta una sfida che intreccia storia contributiva, retribuzioni e regole fiscali che come sappiamo sono spesso mutevoli e poco chiare. Solo conoscendo i meccanismi alla base di questo processo si può costruire una strategia vincente per raggiungere una pensione che garantisca stabilità economica e tranquillità nel lungo termine.